Sulla rotta di Enea, itinerario culturale certificato dal Consiglio d’ Europa

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La Rotta di Enea, il mitico viaggio dell’eroe troiano cantato da Virgilio da Troia alle coste laziali, attraverso 5 paesi, è entrata nel “gotha” degli itinerari certificati dal Consiglio d’ Europa.

Sono così diventati 45 gli itinerari certificati (il primo è stato il Cammino di Santiago nel 1987) che invitano alla scoperta di un patrimonio costituito da testimonianze archeologiche, religiose, artistiche e da siti di valore naturalistico.

La certificazione del Consiglio d’ Europa

E’ rilasciata a reti che promuovono la cultura, la storia e la memoria europee condivise. Queste rotte devono anche corrispondere ad alcuni valori fondamentali promossi dal Consiglio d’Europa come democrazia, diritti umani, scambi interculturali.

L’Associazione Rotta di Enea

L’itinerario, che attraversa i paesaggi del Mediterraneo, è stato promosso nel 2018 dall’Associazione Rotta di Enea, in collaborazione con il Comune di Edremit (Turchia), con la fondazione Lavinium (Italia) e con numerosi enti e istituzioni a livello internazionale.

“La decisione all’unanimità di conferire all’itinerario Rotta di Enea la certificazione del Consiglio d’Europa – ha dichiarato Giovanni Cafiero, presidente dell’Associazione Rotta di Enea – premia un lavoro di oltre tre anni della nostra Associazione che è riuscita a creare una rete allargata di aderenti e sostenitori, grazie all’impegno dei volontari che hanno messo a disposizione grande competenza e passione. La Rotta di Enea unisce oggi le sponde della Turchia, della Grecia, della Tunisia, dell’Albania e dell’Italia con i loro territori simbolo della ricchezza dell’identità Europea. Essa può promuovere una ripresa del turismo e degli scambi economici e culturali come occasione di conoscenza, d’incontro, di consolidamento dei valori europei e universali valorizzando la ricchezza delle diversità”.

La Rotta di Enea, 21 tappe in 5 paesi

L’itinerario parte da Troia per arrivare a Roma attraversando 5 paesi: Turchia, Grecia, Albania, Tunisia e Italia. Il percorso si snoda intorno a 21 tappe principali, che toccano 6 Siti Unesco (Troia, Delo, Butrinto, Monte Etna, Cartagine, Parco del Cilento e Vallo di Diano), 3 Parchi nazionali (Monte Ida in Turchia, Parco Nazionale di Butrinto in Albania e Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in Italia sulla costa tirrenica), per arrivare nell’area metropolitana di Roma, città simbolo della comunanza mediterranea e dell’Unione Europea a partire dai Trattati di Roma del 1956. In Italia tocca 5 regioni: Puglia, Sicilia, Calabria, Campania e Lazio.
I principali siti che costituiscono l’itinerario turistico-archeologico -culturale di Enea sono: Troia, Antandros e il Parco Nazionale del Monte Ida, Ainos-Enez (Turchia), Delos, Creta e Lefkada (Grecia), Butrinto (Albania), Castro (Puglia), Crotone-Hera Lacinia (Calabria), Trapani-Erice-Segesta (Sicilia), Cartagine (Tunisia), Palinuro e Cuma-Pozzuoli, (Campania), Gaeta e Lavinium (Lazio), fino a Roma, dove Enea incontra Evandro, il re del villaggio sul Palatino.
La Rotta di Enea coinvolge il Mediterraneo centro-orientale, tutte le Regioni del Mezzogiorno continentale e la Sicilia configurandosi come un progetto per il rilancio della cultura e dell’economia del mare e come una strategia complessiva per la valorizzazione di tutta la costa dell’Italia meridionale, dei suoi patrimoni archeologici e paesaggistici e delle sue produzioni di qualità.

I luoghi italiani

Castrum Minervae, l’approdo di Enea in Italia. In quella che oggi è una piccola cittadina del Salento, Castro, Virgilio nel libro III dell’Eneide colloca il punto di approdo di Enea in Italia. Il MAR, museo archeologico di Castro, nasce per far conoscere gli straordinari ritrovamenti fatti nel corso degli scavi che hanno portato alla luce il Santuario di Atena-Minerva. Nucleo centrale di tutto il MAR è la statua in calcare (pietra leccese) di Atena; si conserva il busto che permette di ricostruire una scultura alta più di tre metri, che doveva essere collocata all’interno del tempio.

Crotone – Hera Lacinia. Il santuario dedicato ad Hera Lacinia, nominato da Virgilio nel III libro dell’Eneide, era un luogo di culto extraurbano della colonia greca di Crotone, ancora attivo in età romana. Molto venerato e noto anche per essere stato frequentato da Pitagora, divenne sede della Lega Italiota, confederazione a carattere politico e militare che riuniva tutti i Greci d’Occidente. Il santuario rappresentava un riferimento essenziale per la navigazione ed un rifugio sicuro, di cui la dea si faceva garante. Hera proteggeva anche la natura e in particolare i bovini, che pascolavano liberamente all’interno del bosco a lei sacro. A questo luogo è legata anche la figura di Annibale, che da qui ripartì per fare ritorno a Cartagine.
Il più importante edificio è il grande tempio dorico, edificato intorno al 470 a.C., di cui si conserva il basamento ed una unica colonna in elevato, oggi emblema del Parco Archeologico di Capo Colonna. Nel Parco, esteso per circa 50 ettari, si trova anche il Museo Archeologico che conserva parte dei preziosi reperti trovati nel sito. Aggiungono rilevanza a questo comprensorio della Calabria anche il Museo Archeologico di Crotone, tra i più importanti della regione, dove è esposto il “tesoro” di Hera Lacinia, che comprende uno straordinario diadema aureo, e la splendida fortezza aragonese di Le Castella.

La Sicilia. Ha un ruolo centrale nel viaggio di Enea: dopo la fuga precipitosa dalle isole dei Ciclopi, rasentando la costa sud-occidentale le navi troiane entrano nel porto di Drepanon (Trapani): qui muore Anchise. L’anno successivo, dopo la lunga sosta a Cartagine, i troiani approdano nuovamente a Drepanon, dove vengono celebrati i giochi in memoria di Anchise. Intanto un gruppo di donne, stanche del lungo peregrinare, incendia alcune delle navi: Enea decide così di lasciare in Sicilia quanti non vogliono proseguire, anziani, donne e bambini, e per loro viene fondata la città di Acesta (Segesta) e un tempio a Venere Ericina, nonché un luogo di culto per Anchise. Il teatro delle vicende è l’angolo più occidentale, dove abitava il popolo degli Elimi, i cui centri principali furono Segesta, Entella ed Erice, della quale Drepanon era il porto.
Anche se finora di Trapani non si conoscono resti monumentali della sua storia più antica, la città attuale conserva i segni della sua complessa stratificazione culturale, dal quartiere ebraico della Giudecca, ai ruderi medievali del Castello di Terra o della Colombaia, fino alle numerose chiese gotiche e barocche. Su Trapani domina l’alto colle di Erice: sul sito del santuario di Afrodite sorge oggi il Castello Normanno, a picco sul dirupo, sorretto da un potente muraglione che, secondo la tradizione, fu costruito dal mitico architetto Dedalo.
Le rovine di Segesta sorgono tra montagne selvagge e isolate, in un ambiente maestoso e suggestivo. L’edificio meglio conosciuto è il teatro, risalente al IV-III sec. a.C., ma il monumento più noto di Segesta è il tempio dorico, situato appena fuori dall’area urbana, in posizione enfatica, straordinariamente conservato. L’edificio, datato al 430-20 a.C., si compone in realtà del solo colonnato esterno, mentre manca completamente la cella interna del tempio: si tratta dunque di un edificio che, per ragioni sconosciute, non fu mai finito.

Palinuro, dal nome del mitico nocchiero di Enea caduto in mare vinto dal Dio Sonno mentre portava la flotta di Enea verso le coste italiane. Resta il cenotafio o sepolcro di Palinuro che sorge sulla costa ed è stato dichiarato bene archeologico di eccezionale interesse. Numerose sono le attrazioni naturalistiche e paesaggistiche della Costa degli Infreschi, parte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità nell’ambito del programma Man and Biosphere (MAB). Il territorio cilentano è anche luogo di origine per eccellenza della Dieta Mediterranea, inserita dall’Unesco nella lista dei beni immateriali patrimonio dell’Umanità.

Cuma rappresenta la prima colonia greca non solo della Magna Grecia, ma di tutto il Mediterraneo occidentale. Il monumento forse più famoso di Cuma è il cosiddetto Antro della Sibilla. Nell’ Eneide la Sibilla ha la doppia funzione di veggente e di guida di Enea nell’oltretomba. Al di là della fama che il monumento ha acquisito grazie a questa interpretazione, gli studi archeologici lo ritengono oggi una galleria militare di età sannitica.

Pozzuoli, l’antica Puteoli, fu fondata nel 528 a.C. nell’insenatura occidentale del Golfo di Napoli da greci profughi da Samo. Poiché si trovava nell’area di influenza di Cuma, in una prima fase ebbe un ruolo secondario rispetto alla vicina metropoli, ma, decaduta Cuma, avviò una propria vita politica e militare. Fu conquistata da Roma nel 338 a.C. La città si può dividere in quattro settori: l’acropoli, il porto, il quartiere marittimo e i quartieri superiori, dove, insieme alle residenze più ricche, si trovavano le terme, lo stadio, le cisterne, gli anfiteatri. Di straordinario fascino è promontorio noto come Rione Terra; recentemente restaurato si sviluppa su due livelli: una città oggi ipogea di epoca greco-romana e un livello superiore sviluppatosi in epoca moderna fino allo sgombero forzato nel 1970 dovuto ad intensi fenomeni bradisismici.

Il Parco archeologico dei Campi Flegrei custodisce tesori straordinari ed è impegnato in una importante opera di valorizzazione. Comprende 25 siti archeologici di eccezionale importanza e l’affascinante Parco Marino sommerso di Baia, località prediletta per la villeggiatura della nobiltà romana e poi sede del palatium imperiale, che nel tempo a causa dei fenomeni bradismismici è sprofondata sotto il livello del mare e offre un’ineguagliabile esperienza di archeologia subacquea

Gaeta. Secondo Virgilio Caieta avrebbe tratto il nome da quello della nutrice di Enea che fu sepolta in questo luogo.
Gaeta fu celebrata in ogni tempo per la varietà dei panorami, la mitezza del clima e la bellezza del paesaggio: soprattutto dalla tarda repubblica accolse ricche ville di esponenti dell’aristocrazia urbana e dei ceti dominanti locali (cavalieri, imprenditori o anche arricchiti dell’ultima ora), e perfino di membri della famiglia imperiale, che vi si insediarono, occupando ogni insenatura e ogni angolo del litorale.
In età romana Caieta (Gaeta) era un elegante sobborgo residenziale e porto del municipium della vicina Formiae. Lungo la via Flacca, che collegava i due centri e poi, attraverso Sperlonga e Terracina giungeva a Roma, si susseguivano una serie di lussuose ville litoranee. Le fonti letterarie ricordano qui le residenze di Scipione Emiliano, Caio Mario, Annia Faustina, Antonino Pio.

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