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Panarea, c’è un sito idrotermale nel fondale marino

In seguito ad una serie di campagne oceanografiche condotte dall’ISPRA in collaborazione con l’ISMAR-CNR e altri enti sul fondale marino tra l’isola vulcanica di Panarea e l’isolotto di Basiluzzo, è stato scoperto un importante sito idrotermale sottomarino costituito da più di 200 camini vulcanici, denominato “Smoking Land”. L’area interessata è stata ripresa con il ROV (remotely operated vehicle) dai ricercatori dell’ISPRA. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica Plos One.




Lo “Smoking Land” è costituito da decine di strutture a forma di cono composte soprattutto da ossidi di ferro, con un’altezza variabile da 1 a 4 m ed una base con un diametro medio di circa 3.8 m. Queste strutture mostrano delle vere e proprie bocche idrotermali alcune delle quali emettono fluidi acidi ricchi di gas costituito prevalentemente da anidride carbonica.


La scoperta fornisce nuove e importanti informazioni sulle caratteristiche minero-geochimiche e biologiche dei sistemi idrotermali superficiali del mar Mediterraneo.
I primi dati raccolti con le campagne oceanografiche condotte nell’area e tramite le analisi di laboratorio, cui hanno collaborato anche le Università di Messina e di Genova e l’IAMC di Messina, hanno permesso ai ricercatori italiani di ipotizzare che lo “Smoking Land” e le altre aree della zona oggetto di rilascio di fluidi e bolle di gas (gas venting) siano dovute ad una risalita di gas idrotermali profondi che innescano una circolazione di acqua marina nel sottofondo, questa, insieme ai gas idrotermali, risale lungo delle vie preferenziali, in questo caso dei piani di faglia, fuoriuscendo dai camini vulcanici e da altre aree adiacenti o accumulandosi nel sottofondo per l’impermealizzazione del fondale marino. Tutto ciò porta alla formazione di aree del fondale in cui le rocce e i sedimenti sottostanti sono in sovrappressione e questo potrebbe sfociare in un improvviso e intenso rilascio di gas o in una vera e propria esplosione come quella del 2002.
Da questa ipotesi emerge la necessità di nuovi studi scientifici per capire la genesi e il possibile evolversi di tali strutture sottomarine e un continuo monitoraggio dei fondali tra l’Isola di Panarea e l’isolotto di Basiluzzo per valutare la presenza di eventuali rischi per le popolazioni locali, per le strutture costiere e la navigazione dovuti a possibili esplosioni gassose del fondale.

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