Decreto sostegni ter: le misure per le imprese, luci ed ombre

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Approvato dal Consiglio dei ministri il decreto sostegni ter, che introduce nuovi sostegni alle attività maggiormente colpite dall’emergenza Covid e interventi per contrastare l’aumento del costo della bolletta energetica per le imprese.

“Abbiamo stanziato 390 milioni di euro per le attività colpite dalla pandemia, aumentando a 30 milioni il fondo per discoteche e sale da ballo. Un sostegno doveroso da parte del governo”, dichiara il ministro Giorgetti che sottolinea di essere “molto soddisfatto” anche per le misure approvate contro il caro bollette per le imprese. “Ora è necessario uno scostamento di bilancio per finanziare nuovi interventi”, prosegue il ministro. “Dispiace – conclude Giorgetti – che non sia stata accolta la nostra proposta di sostegno all’automotive per mancanza delle necessarie risorse. Ho chiesto che la misura sia approvata il prima possibile”.

390 milioni per le misure di sostegno ad attività del commercio al dettaglio, del settore dell’intrattenimento e del tessile

Istituito al Mise un “Fondo per il rilancio delle attività economiche di commercio al dettaglio” con una dotazione di 200 milioni per l’anno 2022. Per poter beneficiare dei contributi a fondo perduto le imprese devono presentare un ammontare di ricavi riferito al 2019 non superiore a 2 milioni e aver subito una riduzione del fatturato nel 2021 non inferiore al 30% rispetto al 2019;
Il Fondo per il sostegno delle attività economiche particolarmente colpite (intrattenimenti, discoteche, gestione di piscine a titolo di esempio) dall’emergenza epidemiologica, istituito con il decreto Sostegni del 22 marzo 2021, è esteso al 2022 con uno stanziamento di 20 milioni da destinare ad interventi in favore dei parchi tematici, acquari, parchi geologici e giardini zoologici. Per i settori del wedding, intrattenimento e affini sono stanziati 40 milioni, mentre è stato aumentato di 30 milioni il fondo dedicato alle discoteche e sale da ballo.
Il credito d’imposta del 30% sul valore delle rimanenze finali di magazzino delle attività manifatturiere e del commercio del settore tessile, della moda e degli accessori è esteso anche alle imprese che svolgono attività di commercio al dettaglio in esercizi specializzati di prodotti tessili, della moda, del calzaturiero e della pelletteria. Per la misura sono stanziati circa 100 milioni.

Contro il caro energia

Approvato inoltre un pacchetto di misure calibrato verso le filiere produttive che rischiano maggiormente l’interruzione delle attività:

1,2 miliardi per annullare a tutte le imprese gli oneri di sistema nel primo trimestre del 2022. Riguarderà le attività che nei contratti impegnano potenza anche sopra i 16,5kW;
540 milioni per contributi sotto forma di credito d’imposta pari al 20% delle spese elettriche (tutta la bolletta) per le imprese energivore, circa 3.800, che hanno subito incremento dei costi +30% rispetto al 2019;
Prevista, dal 1 febbraio al 31 dicembre 2022, anche una misura per i fotovoltaici incentivati con vecchi sistemi che se hanno extra profitto devono riversarne una parte al GSE tramite compensazione. L’importo verrà deciso dal GSE.

Coordinamento free, decreto Governo colpisce rinnovabili

«Colpire le rinnovabili. È questo il senso del decreto che vorrebbe aiutare, il condizionale è d’obbligo, le imprese strette nella morsa dei prezzi energetici impazziti a causa delle tensioni geopolitiche e di mercato che riguardano il gas. – afferma il Coordinamento FREE – Prima di tutto le risorse arrivano esclusivamente dalle aste dell’Emissions Trading che dovrebbero servire per la transizione ambientale e con le quali, invece, si fa cassa senza alcun criterio “ambientale”. Oltre a ciò è chiara l’intenzione di “penalizzare” le rinnovabili visto che è stato inserito nel calcolo della media di riferimento il 2020 che è stato un anno con bassi prezzi di mercato vista la crisi pandemica. E questa è una scelta di campo precisa».

«Si tratta di una scelta precisa: penalizzare le rinnovabili per favorire le fossili. – prosegue da FREE – Non si fa menzione nel decreto, infatti, né degli extra profitti dei produttori di energia elettrica che utilizzano il gas per i quali, avendo contratti di approvvigionamento a lungo termine tuttora in vigore, nei qual esistono precisi criteri di indicizzazione, è possibile calcolare con precisione l’extraprofitto, né dei produttori di gas che sono i veri beneficiari di questa esplosone del prezzo di mercato. Oltre a ciò si effettua un “intervento sui SAD” che in realtà è un “non intervento” visto che riguarda 100 milioni di euro su 18 miliardi e ancora una volta non c’è nulla per collegare gli sconti previsti per gli energivori a interventi efficaci per promuovere l’efficienza energetica. In queste ore ci arrivano segnalazioni circa il fatto che gli istituti finanziari stanno bloccando le linee di finanziamento agli impianti in grid parity perché il quadro generale del decreto che è assai confuso, per come è scritto, e rischia di far pagare due volte alcuni soggetti e non garantisce il quadro di stabilità necessaria allo sviluppo delle rinnovabili».

Anfia, automotive in allarme

Dalle prime bozze circolate relative al decreto -legge sostegni, in tema di caro energia – sottolinea una nota dell’associazione – sembra emergere che le misure prese in considerazione dal Governo sono congiunturali e non strutturali: una serie di interventi spot insufficienti a contrastare il rialzo di oltre 6 volte del costo del gas e di oltre 4 di quello dell’energia elettrica, che impediscono alle aziende, nelle prossime settimane, di poter soddisfare gli ordini che, pure, registrano abbondanti anche dall’estero.
Occorrono, invece, interventi di forte e immediato impatto come accaduto in Francia e in Germania. Nelle misure del decreto in bozza non troviamo riscontri alle proposte da noi avanzate, riguardanti in particolare: la cessione della produzione nazionale di gas ai settori industriali per 10 anni con anticipazio ne dei benefici finanziari l’anno 2022; la cessione di energia rinnovabile elettrica “consegnata al GSE” per un quantitativo di circa 25TWh e trasferita ai settori industriali a rischio chiusura ad un prezzo di 50 €/Mwh; l’incremento delle agevolazioni per i settori “energivori” con riferimento alle componenti parafiscali della bolletta elettrica (D.M. 21 dicem bre 2017 ex COM 200/2014/UE).
La criticità principale delle misure – segnala ancora la nota – è la mancanza di un forte impatto immediato che dia modo di lavorare insieme al Governo, nei mesi succe ssivi, ad un piano più strutturale e di lunga durata, ed espone tutta la filiera automotive, a cui gran parte delle azien de ad alta intensità energetica fanno riferimento, un ulteriore enorme fattore di rischio, oltre a quelli già presenti per l’accelerazione della transizione energetica.

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