Tornano i lupi. I problemi degli allevatori – Greentoday.it
Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Tornano i lupi. I problemi degli allevatori

Pecore
pecore

Ambiente. In Italia i lupi hanno ucciso almeno 3mila pecore nel  2013, ma anche capre, puledri, vitelli e mucche al pascolo. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che la presenza di animali selvatici, dai lupi ai cinghiali, sta mettendo a rischio la presenza e il lavoro dell’uomo in molte aree interne del paese. Dal Piemonte all’Emilia Romagna, dall’  Abruzzo alle Marche, dal Lazio al Molise fino alla Toscana e in molte altre regioni si moltiplicano – sottolinea la Coldiretti  – le segnalazioni di attacchi a greggi e mandrie al pascolo. Agli animali uccisi si aggiungono – precisa la Coldiretti – i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti.

Dopo un periodo nel quale la specie era scomparsa in molte aree del paese, a seguito degli interventi di ripopolamento attualmente la presenza del lupo è stimata in ben oltre il migliaio di animali, ricomparsi anche in molte zone in cui non era più presente da circa un secolo. La presenza di branchi di lupi sta scoraggiando in molte aree l’attività di allevamento mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’economia montana, rappresenta anche – sottolinea la Coldiretti – un modo per valorizzare il territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano. Con il ritorno del lupo il lavoro dei pastori è però notevolmente cambiato divenendo – continua la Coldiretti – sempre più complesso e oneroso e stravolgendo le abitudini di una pratica storica. Non è infatti più possibile – precisa la Coldiretti – lasciare gli animali in alpeggio allo stato brado, impiegando il tempo in tutte le altre attività che caratterizzano il lavoro in montagna, dalla lavorazione del latte alla fienagione. Negli ultimi anni si è infatti reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle da attacchi di lupi e cani randagi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono stati sufficienti per scongiurare il pericolo. Occorre lavorare sulla prevenzione concedendo aiuti per la realizzazione di opere di protezione, quali ad esempio la costruzione/ristrutturazione delle stalle, i sistemi fotografici di allarme e la costruzione di recinti per la permanenza notturna degli animali. Ma è anche necessario – continua la Coldiretti – rivedere il sistema di accertamento e risarcimento dei danni affinché oltre a garantire un completo reintegro della perdita di reddito per l’agricoltore siano coperti non solo i danni da lupo, ma anche quelli causati da cani inselvatichiti nonché quelli indiretti per aborti e cali di produzione; prevedere un sistema di misure di prevenzione dei danni incentivando le imprese agricole con un adeguato regime di sostegno; costituire delle ronde con volontari che collaborino con i pastori e gli allevatori nella sorveglianza; un maggior impegno nella lotta al randagismo. Essendo il lupo una specie protetta dalla normativa europea si rende indispensabile trovare un giusto equilibrio perché questa convivenza forzata tra l’animale e l’uomo non porti all’abbandono dell’attività di allevamento. Non sarebbero solo gli allevatori a perderci, ma l’intera comunità poiché – conclude la Coldiretti – i pastori attraverso la loro opera conservano e valorizzano la montagna e le sue tradizioni.

Leggi anche: Lupi perseguitati, appello alla convivenza del WWF

Lascia un commento

Your email address will not be published.

- Advertisement -