Studio Legambiente: una marea di plastica sulle spiagge italiane – Greentoday.it
Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Studio Legambiente: una marea di plastica sulle spiagge italiane

Studio Legambiente: una marea di plastica sulle spiagge italiane
Studio Legambiente: una marea di plastica sulle spiagge italiane

I rifiuti più frequenti sulle nostre spiagge sono bottiglie e contenitori di plastica. A seguire tappi e coperchi, a pari merito con i mozziconi di sigaretta, poi stoviglie usa e getta, cotton fioc, mattonelle e calcinacci. Questi i risultati dell’indagine sulla beach litter (rifiuto da spiaggia) promossa da Legambiente, secondo il protocollo scientifico del ministero dell’Ambiente e di Ispra, nell’ambito della campagna Spiagge e Fondali puliti – Clean up the Med.

Obiettivo dello studio è indagare la quantità e la tipologia di rifiuti presenti sulle spiagge per contribuire all’applicazione della direttiva europea sulla Marine Strategy. Un provvedimento che fornisce chiare indicazioni sull’impatto dei rifiuti marini e sull’obbligo di intervenire e rappresenta un’occasione per attuare politiche coordinate tra i diversi settori che riguardano il mare.
24 le spiagge monitorate, un’area vasta come 20 campi di calcio, migliaia i volontari che, durante il fine settimana, sono stati impegnati nella raccolta dei rifiuti abbandonati.
Sui litorali, la plastica è in pole position, con una percentuale del 65% sul totale di 15.215 rifiuti rinvenuti. Plastica di tutte le forme e dimensioni, dalle bottiglie agli shopper, dai tappi al polistirolo, i secchi, le stoviglie usa e getta ma anche molti oggetti derivanti dal comparto della pesca. Il 9% degli oggetti plastici – più di 1.500- è costituto da reti, galleggianti, nasse, fili da pesca, senza contare l’ingente quantitativo di frammenti di polistirolo (che potrebbero essere i resti di cassette per il pesce). A seguire, i mozziconi di sigaretta (7%). Sono stati contati 1.035 mozziconi, il residuo di oltre 50 pacchetti di sigarette. Non mancano ai primi posti in classifica i metalli (6%) con lattine, barattoli e bombolette spray, seguiti dai rifiuti sanitari (5%) come cotton fioc, assorbenti, preservativi, blister. Poi materiali di costruzione al 4% (mattonelle e calcinacci), vetro al 3% (bottiglie in testa), rifiuti di gomma (pneumatici, guanti) e tessili (scarpe, vestiti) entrambi al 2%.
I rifiuti marini hanno un impatto pesante sugli ecosistemi ma anche sull’economia e sul turismo. Uccelli, tartarughe e mammiferi marini possono restare intrappolati nelle reti da pesca o morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti. Inoltre, le microplastiche ingerite dagli organismi acquatici sono la causa principale del disequilibrio della catena alimentare e dell’intero ecosistema marino. Sul fronte economico vanno considerati i danni meccanici alle imbarcazioni e alle attrezzature da pesca, allo stock ittico, i costi di pulizia delle aree costiere e le conseguenze sull’appeal turistico. Amalia Giordano

 

Lascia un commento

Your email address will not be published.

- Advertisement -