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Camst non userà più uova da galline in gabbia

Un crescente numero di aziende al di fuori dell’Italia si stanno impegnando per abbandonare l’allevamento in gabbia delle galline ovaiole.

Camst, azienda attiva nel settore della ristorazione, grazie alla collaborazione con il Settore Alimentare di CIWF, associazione  no profit che lavora esclusivamente per la protezione e il benessere degli animali allevati a scopo alimentare, dice basta all’uso di uova provenienti da galline allevate in gabbia, sia per le uova in guscio che per l’ovoprodotto contenuto nelle sue portate: entro il 2025 l’azienda si impegna a eliminare completamente l’utilizzo di questi prodotti su scala nazionale.
Il confinamento in gabbia delle galline ovaiole, spiegano, è un sistema che pregiudica seriamente il benessere degli animali, limitando la loro possibilità di esprimere liberamente i propri comportamenti naturali.

Camst ritiene invece che soddisfare queste necessità sia essenziale per evitare inutili sofferenze agli animali e garantire loro migliori condizioni di vita.
Ad oggi Camst acquista ogni anno dai propri fornitori di uova, tutti operanti sul territorio nazionale, oltre 300.000 uova in guscio (pari al 25% sul totale di uova in guscio acquistate) e circa 200.000 kg di ovoprodotti (pari al 30% sul totale di ovoprodotto acquistato) provenienti da galline non allevate in gabbia (a terra, all’aperto e biologico).
“Per un’azienda come Camst che produce 100 milioni di pasti all’anno per scuole, ospedali, aziende e ristoranti in tutta Italia, la decisione di adottare una politica di rispetto del benessere animale si inserisce coerentemente all’interno di un percorso orientato alla sostenibilità che rappresenta una sfida, oltre che una grande opportunità. L’obiettivo è di collaborare insieme ai nostri fornitori per estendere anche ad altre filiere le stesse buone pratiche per il benessere degli animali, contribuendo in questo modo ad accelerare un cambiamento diventato prioritario oggi nell’industria alimentare” – commenta Francesco Malaguti, direttore acquisti di Camst.
Con questo impegno, Camst si porta all’avanguardia sia in Italia che a livello internazionale, per l’implementazione di pratiche responsabili per il benessere degli animali allevati, collocandosi nel sempre crescente numero di aziende che al di fuori dell’Italia si stanno impegnando per abbandonare l’allevamento in gabbia delle galline ovaiole. Un’ondata partita con l’annuncio di McDonald’s Nord America a settembre dell’anno scorso e che, da quel momento, coinvolge quasi ogni giorno una nuova azienda statunitense, europea o addirittura globale. Tra gli annunci più recenti spiccano nomi come quello di Walmart, dei principali supermercati inglesi come Tesco, Lidl e Asda, e di molti supermercati tedeschi, come Rewe, Real e Lidl, che, oltre alla scelta fatta qualche anno fa sulle uova in guscio, si sono ora impegnati a smettere di utilizzare anche ovoprodotti da galline in gabbia.
Dichiara Elisa Bianco, responsabile del Settore Alimentare di CIWF: “Negli Stati Uniti, in Canada e in molti altri paesi europei stiamo assistendo a un’epoca di grande cambiamento per il benessere delle galline, mentre in Italia più del 60% è ancora allevato in gabbia. Nel nostro paese, poche aziende alimentari hanno finora scelto di abbandonare uova o ovoprodotti da galline in gabbia ed è anche per questo che siamo molto contenti dell’impegno di Camst, perché ci auguriamo che altre aziende della ristorazione e della grande distribuzione seguano il loro esempio e che questo rappresenti l’inizio di un futuro senza gabbie per le galline italiane. Mi complimento con Camst per essere stata la prima azienda di ristorazione nel nostro paese ad aprire questa strada e continueremo a lavorare con loro per garantire una qualità di vita migliore alle galline”.

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