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Auto: male il nuovo (-17,41%), tiene l’usato (+1,07%)

Gian Primo Quagliano
Gian Primo Quagliano, Presidente Centro Studi Promotor

Febbraio proietta il mercato dell’auto negli anni ‘70. Gli italiani comprano sempre meno auto nuove e compensano, in parte, con l’usato. Anche questo è un effetto della crisi che travaglia l’economia e il Paese. In febbraio vi è stato un nuovo pesante calo delle immatricolazioni delle autovetture che hanno subito una contrazione del 17,41% su febbraio 2012. Proiettando i risultati degli ultimi sei mesi su base annua, informa il Centro Studi Promotor, si ottiene un volume di immatricolazioni di 1.303.625 unità, un livello estremamente depresso che riporta il mercato italiano alle cifre degli anni ‘70, con ripercussioni estremamente pesanti soprattutto per i bilanci di case auto e concessionari, ma anche per le casse dello Stato.

Secondo le stime già disponibili per il calo delle vendite di auto nuove nel primo bimestre il gettito Iva si è contratto di 154 milioni, che si sommano alla contrazione già accertata della tassazione sui carburanti che in gennaio è stata di 150 milioni e al calo del gettito sulle vendite di tutti i beni e servizi per usare l’auto. Dal mercato dell’auto usata vengono invece segnali di tenuta. Nel primo bimestre infatti i trasferimenti di proprietà sono aumentati del 3,57%. Anche la circostanza che il mercato dell’usato sia meno coinvolto nella crisi dell’auto è però un chiaro indicatore di difficoltà in quanto è strettamente legato al fatto che un numero crescente di automobilisti cambia le auto ormai da tempo mature per la sostituzione, non con auto nuove, ma con auto usate più giovani di quelle sostituite.
La causa prima della crisi del mercato dell’auto italiano è da ricercare nella gravità della situazione economica. Non a caso i concessionari interpellati dal Centro Studi Promotor nel quadro della sua inchiesta congiunturale di febbraio, all’invito di stabilire una graduatoria di priorità tra i provvedimenti per rilanciare l’auto, collocano a stragrande maggioranza al primo posto le misure di rilancio dell’economia seguite con notevole distacco dalla riduzione delle imposte sull’auto, dall’adozione di misure di sostegno al credito al consumo, dalla riduzione dei prezzi per i carburanti e infine da nuovi incentivi alla rottamazione. In sintesi gli operatori ritengono di gran lunga più importante rilanciare l’economia che adottare misure specifiche di sostegno per l’auto.
Dalle inchieste congiunturali condotte a fine dicembre e a fine gennaio era emerso un leggero miglioramento dei giudizi dei concessionari sulla affluenza di visitatori nelle showroom peraltro non accompagnato da un incremento degli ordini. Questa situazione suggeriva l’ipotesi di una ripresa di interesse per comprare auto da parte del pubblico che attendeva tuttavia segnali positivi dalla situazione dell’economia per decidere l’acquisto. La rilevazione di febbraio mostra tuttavia un peggioramento sia nell’affluenza nelle showroom che nel clima di fiducia degli operatori del settore automobilistico. Secondo il Centro Studi Promotor poi, la mancata sostituzione di un numero crescente di autovetture e il calo che si riscontra anche nell’attività di autoriparazione sta determinando una situazione sempre più difficile anche per la sicurezza della circolazione stradale e per l’ambiente in quanto le autovetture non sottoposte a regolare manutenzione, non solo sono meno sicure, ma hanno anche livelli di inquinamento più elevati. Leggi anche:

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